LA LEGGENDA
Come nella mitologia di tutte le isole del Mediterraneo, anche nella nascita dell'isola d'Elba e del suo arcipelago c'è un di mezzo una divinità, Venere, dea della bellezza e dell'amore. Non avrebbe potuto essere diversamente, trattandosi di un'isola bellissima.La leggenda vuole che questo arcipelago sia nato dalle perle della collana di Venere che, cadute in mare nelle acque del Tirreno si trasformarono in isole.
Il mito è citato da due grandi poeti, Esiodo e Omero, pur con qualche differenza: per Esiodo la collana era un dono di Paride e si ruppe poco dopo la nascita della dea dalla schiuma del mare, per Omero invece il monile era un dono di Adone e si spezzò mentre Venere si affrettava come ogni mattina a raggiungere Giove sull'Olimpo.
Come poi da distanze così grandi queste perle siano cadute proprio nel Tirreno pare sia una questione che non ha interessato nessuno dei due poeti, e quindi perché fare tanto i pignoli?
Gli dei sono dei anche per questo!
ORIGINE GEOLOGICA
L'origine geologica è naturalmente un'altra ed è legata allo smembramento di Pangea, ai movimenti delle primordiali placche, africana ed europea e al conseguente crearsi nella crosta terrestre di depressioni poi invase dal mare e di fessure attraverso cui il magma risalendo e raffreddandosi si solidifica e spinge gli strati rocciosi in superficie.
Così si è formato il monte Capanne, così si sono formati i rilievi dell'isola ed hanno avuto origine le vene di rocce e di minerali, grande ricchezza di questo territorio.
Grazie ai dati rilevati nell'ambito del progetto CARG del Servizio Geologico d'Italia (ISPRA), Regione Toscana e Università di Firenze, nel 2015 è stata realizzata e presentata la nuova Carta Geologica dell'Isola d'Elba.
A San Piero, si trova un piccolo ma interessante museo geologico il museo MUM, che vale la pena di visitare.
VICENDE STORICHE ANTICHE
Le più antiche vicende in epoca preistorica dipendono tutte dai cambiamenti climatici e dalle glaciazioni.
Durante l'ultima glaciazione, avvenuta quando l'uomo già popolava la terra, il livello del mare era più basso di circa 100 m. rispetto a quello di oggi e perciò grandi aree del mar Mediterraneo, ora sommerse, erano allora sopra il livello delle acque e diversi territori ora separati tra loro o insulari erano invece naturalmente collegati e percorribili.
In questo ultimo periodo glaciale, il territorio dell'isola d'Elba era parte di una fascia di terra emersa che univa la Corsica alla costa toscana percorsa da animali e uomini e lussureggiante di vegetazione.
Con la fine della glaciazione e lo scioglimento dei ghiacci, il livello del mare si alzò e riprestinò la configurazione insulare: dopo di allora, perché l'Elba potesse essere raggiunta fu necessario attendere che gli uomini imparassero a navigare.
Agli albori della Storia, la ricchezza dei giacimenti metalliferi del versante orientale, rame prima e poi ferro (come recita il brano dei Mirabilia dello pseudo Aristotele) contribuì a rendere l'isola ben nota non solo alle popolazioni che si affacciavano sul mar Tirreno ma anche a popoli ben più lontani che dal Mediterraneo orientale esploravano i mari e i territori ad occidente in cerca di minerali e di luoghi dove potersi insediare, primi fra tutti Fenici e Greci.
I Greci del V° secolo chiamarono l'isola Aithalia, nome che deriva dalla radice del sostantivo greco αἶθος = fuoco, scintilla, con riferimento ai numerosissimi forni per la riduzione del metallo che costellavano i pendii orientali dell'isola e che, date le temperature necessarie alla fusione dl minerale (il ferro fonde a temperatue superiori ai 1000°C) non venivano mai spenti costellando la costa di luci e fuliggine.
Anche oggi, quella stessa parte orientale di costa, la più geologicamente antica e ricca di minerali, è chiamata Costa che brilla
I primi abitanti dell'isola di cui ci siano notizie sono gli Ilvati, un popolo di stirpe ligure. Da essi deriva il nome che i Romani diedero all'Isola: ILVA.
A questi seguirono, forse contemporaneamente, Fenici e Greci, che esploravano il Mediterraneo alla ricerca di metalli e altri minerali.
L'isola fu poi colonizzata dagli Etruschi e quindi dai Romani che ne presero il completo dominio poco prima di intrapprendere con determinazione la lotta contro i Cartagine ed i Cartaginesi che dalla Corsica incombevano sull'autonomia dell' isola.
Tuttavia ad intervalli, sia precedentemente che in tutti i secoli seguenti, molti altri popoli, desiderosi di impadronirsi delle ricche risorse, attaccarono l'Elba. Nel 453aC il tiranno Gerone di Siracusa occupò per poco tempo l'isola provocando il blocco dei porti.
Gli Etruschi, esperti in molte attività complesse tra cui la metallurgia, crearono una vera e propria industria metallurgica processando il minerale della costa toscana e in particolare dal suolo dell'Elba, e un commercio lucroso verso località anche molto lontane. Questa industria del ferro aveva un indotto ampio che riguardava un territorio esteso e un numero grande di abitanti.
I processi di riduzione del ferro portarono al perfezionamento di tutte le fasi della lavorazione del metallo e all'innovazione tecnologica dei forni.
La continua attività dei forni necessitava però di grandi quantità di legname cui l'Elba non poteva sopperire perciò quando i boschi sull'isola cominciarono a scarseggiare gli Etruschi trasferirono tutte le attività legate alla lavorazione del metallo a Populonia (come ci racconta anche lo pseudo Aristotele), località della costa toscana dove gli Etruschi avevano fondato un sito dedicato solo a questo scopo.
L'attività estrattiva sull'Isola d'Elba fu poi continuata dai Romani almeno fino al 1° secolo aC. quando rallentò per dare la precedenza a miniere di altre località dell'impero.
Sull'isola, quando ne presero il controllo, i Romani posero la loro sede amministrativa dove attualmente si trova il porto mediceo di Portoferraio cui diedero il nome di Fabricia.
Il precedente insediamento abitativo fino a quel momento si trovava in una posizione più interna della baia di Portoferraio, penso non distante dalla attuale località di San Giovanni)
Molte sono le tracce della presenza romana, come la Villa delle Grotte a Portoferraio, la Villa di Capo Castello a Cavo ed anche le cave di granito sulle pendici del monte Capanne da dove provengono alcune colonne utilizzate dai Romani nel Panteon a Roma o i recenti scavi di San Giovanni (Portoferrio), realizzati da un team della Università di Siena con il sostegno di Italia Nostra, che stanno portando alla luce i ruderi di una fattoria.
Con la caduta dell'impero romano e le prime invasioni barbariche l'isola vide l'arrivo di monaci ed eremiti ma anche saccheggi e devastazioni specie da parte di pirati Longobardi e Saraceni che occuparono anche alcune isole dell'arcipelago.
Era diffusa la convinzione, ed anche Plinio ne parla, che le vene metallifere elbane si auto alimentassero e si rigenerassero come avviene per i campi ed i boschi: bastava lasciarle a riposo qualche tempo ed esse ricominciavano a diventare produttive.
Un contenuto particolare di stagno e tungsteno faceva sì che non fosse equiparabile a nessun altro materiale ferroso conosciuto a quei tempi. Inoltre lo sviluppo della metallurgia praticata dagli Etruschi e le loro eccellenti capacità nel carburare il metallo e nel temprarlo permetteva di ricavare ottimi acciai e quindi ottime armi necessarie ai Romani per il proprio esercito.
Le battaglie contro i Galli furono vinte anche grazie alle resistentissime spade dei Romani, sempre efficienti, rigide, appuntite e affilate mentre, racconta Polibio:
"... gli ardimentosi guerrieri Galli erano pericolosi finché le loro spade erano ancora valide a sferrare il primo colpo di taglio: infatti esse, a causa del materiale usato, si piegavano con estrema facilità sia nel senso della lunghezza che in quello della larghezza e se i guerrieri non trovavano il tempo di raddrizzarle con i piedi conficcandole nel terreno, i loro colpi risultavano completamente inefficaci "
e Plutarco:
"... le spade dei Galli si piegavano perché essendo di tempra assai tenera e di un gerro poco battuto facilmente si torcevano e si curvavano ..."
Questo è anche il periodo dell'arrivo sull'isola di monaci ed eremiti tra i quali forse il più amato e ricordato ancora oggi è san Cerbone, che, fuggito dall'Africa, divenne prima vescovo di Populonia e poi, perseguitato dai Longobardi, si rifugiò sull'isola dove rimase fino alla morte in eremitaggio nei boschi fra Poggio e Marciana.
L'Elba non aveva mai smesso di essere oggetto di tentativi di invasione e attacchi da parte di altri popoli e in questo periodo in particolare subì saccheggi e gravi devastazioni ad opera di pirati e corsari, soprattutto saraceni provenienti dalle non lontane coste della Tunisia che arrivarono ad occupare anche alcune isole dell'arcipelago rendendo insicuro tutto il Tirreno settentrionale.
L'intervento delle Repubbliche Marinare fu allora provvidenziale nella salvaguardia delle coste e di questa parte di mare.
La Repubblica di Pisa incaricata dal Papa di difendere l'isola d'Elba dai Saraceni, dopo averne sconfitto la flotta nel 874 prese gradualmente il possesso dell'arcipelago.
Sono di origine pisana le numerose torri di avvistamento distribuite in vari punti della costa e diverse opere militari di difesa, come la Torre di San Giovanni, la Fortezza del Volterraio e quella di Montemarsale, rifugi per la popolazione in caso di attacco dal mare. Una torre fu costruita nel X secolo sull'isolotto della Palmaiola, poi assalita più volte nei 20 anni seguenti.
Anche la Repubblica di Genova aveva mire sull'isola che cercò spesso di invadere per sostituirsi al dominio di Pisa. Gli elbani di ogni parte dell'isola dovettero difendersi in più di una occasione. Non sempre Pisa ebbe la meglio e numerosi Elbani furono prigionieri di Genova.
Nel 1399 Gerardo Leonardo degli Appiani, famiglia aveva preso il comando della Signoria di Pisa con azioni decisamente non edificanti nel 1392, riscontrate le enormi difficoltà finanziarie della ex repubblica marinara, cedette a Galeazzo Visconti Duca di Milano, per 200.000 fiorini, città e contado di Pisa, tenendo per sé solo la parte meridionale ed insulare della Signoria (che si estendeva quasi fino a Grosseto e comprendeva l'Elba, Pianosa e Montecristo) e creando così la Signoria di Piombino innalzata poco più di un secolo dopo a Principato. In questi anni, sul territorio elbano fu costruita la Fortezza di Giove.
Nel 1544, il pirata Barbarossa mise a ferro e fuoco l'isola, facendo numerosi prigionieri, distruggendo il villaggio di Grassera e Devastando parte di Capoliveri.
Infine nel 1548 l'imperatore Carlo V, insoddisfatto di come gli Appiani difendevano le coste ed i traffici commerciali dai pirati, affidò il principato a Cosimo I° de' Medici.
Cosimo desiderava far diventare l'Elba il punto strategico del dominio fiorentino nel Tirreno, così rafforzò le fortificazioni e fece costruire nella baia di Portoferraio Cosmopoli, una piazzaforte costituita da tre bastioni fra loro collegati (Forte Falcone, Forte Stella e Torre della Linguella) che divenne un vero gioiello di urbanistica militare, rendendo così ancor più sicura tutta la baia ( qualche secolo più tadi l'ammiragli Nelson definì la Portoferraio inespugnabile). Vi costruì anche un arsenale per la riparazione delle navi.
Nel 1553 e nel 1555 Francesco I° di Francia, nemico di Carlo V, alleatosi con il pirata Dragut saccheggiò molti paesi dell'isola, ma le nuove fortificazioni protessero Cosmopoli.
L'ultimo degli Appiani, Jacopo VI°, qualche anno più tardi si rivolse all'imperatore e ottenne di riprendere il controllo del Principato di Piombino, ma non dell'Elba che rimase invece a Cosimo de' Medici. Tuttavia alla morte di Carlo V, gli accordi sull'affidamento dell'isola ai Medici fu modificato dal nuovo re di Spagna Filippo II°che permise a Cosimo di conservare Portoferraio ma che fissò però un prezzo per l'appaldo delle miniere, pur rinnovato per altri 90 anni.
Il nuovo re di Spagna era preoccupato per le mire espansionistiche dei Medici e predispose quindi anche la costruzione di una piazzaforte al Longone (ora Porto Azzurro).
All'inizio del '600, ad ogni modo, Porto Longone fu conquistato dai Francesi che riuscirono a tenerlo per un breve periodo di 4 anni prima che ritornasse di nuovo in mano spagnola.
A fare le spese di tutti queste contese pacifiche o bellicose, in ogni epoca come è ovvio furono sempre gli Elbani che vedevano distrutti borghi, raccolti e fortificazioni e che spesso cadevano prigionieri dei contendenti o dei pirati.
Gli attacchi dei pirati continuarono per molto tempo ancora, causando grandi danni e la distruzione della Fortezza di Giove e delle mura di Capoliveri.
Anche gli Inglesi si interessarono all'isola ed in particolare alla piazzaforte di Portoferraio che cercarono, senza esito, di acquistare dal Duca Leopoldo di Lorena.
Sotto i Lorena l'isola d'Elba riprese a svilupparsi: fu costruito il faro di Forte Stella e nacquero la marine di Rio e di Marciana, prima inesistenti.
Il territorio vero e proprio dell'isola, però, continuò ad essere impervio per ché nessuno dei numerosi regni interessati ad avere il controllo dell'Elba avevano semplicemente mire di sfruttamento delle risorse minerarie o vedevano l'isola da un punto di vista strategico per il controllo del mare.
Non esistevano strade ma soltanto mulattiere percorribili esclusivamente a piedi o a dorso d'asino. Si racconta che anche leopoldo di Lorena, quando visitava l'Elba, era costretto a montare in sella a un asino.
Dopo la rivoluzione francese, quando Napoleone era impegnato nella campagna d'Italia e marciava verso Roma, gli Inglesi sbarcarono a Portoferraio una guarnigione ed occuparono l'isola con lo scopo dichiarato di proteggerla dai Francesi. Subito diedero mano alla ricostruzione di molte delle fortificazioni distrutte e installarono batterie di cannoni.
Presto però, in seguito alle proteste del Granduca Ferdinando di Lorena, proprietario legittimo dell'isola, furono costretti ad andarsene.
Nel 1799 L'Elba fu ufficialmente annessa alla Francia. L'occupazione francese però non fu mai tranquilla sia per la presenza continua della flotta inglese nel mare circostante sia per la resistenza dei Napoletani nella piazzaforte di Longone.
Inoltre, le milizie francesi compirono a più riprese rappresaglie contro la popolazione che era a loro ostile e saccheggiarono Capoliveri e furono anche costretti, in un primo tempo, a restituire Portoferraio ai Lorena.
Soltanto nel 1802 l'Elba passò interamente sotto la Francia, dopo un lungo assedio a Portoferraio, che resistette strenuamente per un anno intero.
A questi seguirono, forse contemporaneamente, Fenici e Greci, che esploravano il Mediterraneo alla ricerca di metalli e altri minerali.
L'isola fu poi colonizzata dagli Etruschi e quindi dai Romani che ne presero il completo dominio poco prima di intrapprendere con determinazione la lotta contro i Cartagine ed i Cartaginesi che dalla Corsica incombevano sull'autonomia dell' isola.
Tuttavia ad intervalli, sia precedentemente che in tutti i secoli seguenti, molti altri popoli, desiderosi di impadronirsi delle ricche risorse, attaccarono l'Elba. Nel 453aC il tiranno Gerone di Siracusa occupò per poco tempo l'isola provocando il blocco dei porti.
I processi di riduzione del ferro portarono al perfezionamento di tutte le fasi della lavorazione del metallo e all'innovazione tecnologica dei forni.
La continua attività dei forni necessitava però di grandi quantità di legname cui l'Elba non poteva sopperire perciò quando i boschi sull'isola cominciarono a scarseggiare gli Etruschi trasferirono tutte le attività legate alla lavorazione del metallo a Populonia (come ci racconta anche lo pseudo Aristotele), località della costa toscana dove gli Etruschi avevano fondato un sito dedicato solo a questo scopo.
Sull'isola, quando ne presero il controllo, i Romani posero la loro sede amministrativa dove attualmente si trova il porto mediceo di Portoferraio cui diedero il nome di Fabricia.
Il precedente insediamento abitativo fino a quel momento si trovava in una posizione più interna della baia di Portoferraio, penso non distante dalla attuale località di San Giovanni)
Villa delle Grotte |
Molte sono le tracce della presenza romana, come la Villa delle Grotte a Portoferraio, la Villa di Capo Castello a Cavo ed anche le cave di granito sulle pendici del monte Capanne da dove provengono alcune colonne utilizzate dai Romani nel Panteon a Roma o i recenti scavi di San Giovanni (Portoferrio), realizzati da un team della Università di Siena con il sostegno di Italia Nostra, che stanno portando alla luce i ruderi di una fattoria.
Con la caduta dell'impero romano e le prime invasioni barbariche l'isola vide l'arrivo di monaci ed eremiti ma anche saccheggi e devastazioni specie da parte di pirati Longobardi e Saraceni che occuparono anche alcune isole dell'arcipelago.
Il FERRO ELBANO
Le miniere elbane erano a cielo aperto ed il materiale ferroso si raccoglieva dalle vene che affioravano naturalmente dal terreno.Era diffusa la convinzione, ed anche Plinio ne parla, che le vene metallifere elbane si auto alimentassero e si rigenerassero come avviene per i campi ed i boschi: bastava lasciarle a riposo qualche tempo ed esse ricominciavano a diventare produttive.
Questo modo di "raccogliere" il minerale era in accordo con la convinzione di molti che scavare in profondità il suolo per prendere minerali fosse un sacrilegio. un furto e un'offesa che violava la madre terra.
Il ferro elbano aveva tanti vantaggi e molti meriti, soprattutto nel 4° secolo aC. Abbondantissimo e ritenuto praticamente inesauribile, era estratto da miniere situate in un territorio ben controllabile e difendibile oltre che assai vicine ai luoghi dove una industria di grande essellenza tecnica poteva trasformarlo. Quindi, come diremmo oggi, era anche particolarmente a buon mercato. Un contenuto particolare di stagno e tungsteno faceva sì che non fosse equiparabile a nessun altro materiale ferroso conosciuto a quei tempi. Inoltre lo sviluppo della metallurgia praticata dagli Etruschi e le loro eccellenti capacità nel carburare il metallo e nel temprarlo permetteva di ricavare ottimi acciai e quindi ottime armi necessarie ai Romani per il proprio esercito.
Le battaglie contro i Galli furono vinte anche grazie alle resistentissime spade dei Romani, sempre efficienti, rigide, appuntite e affilate mentre, racconta Polibio:
"... gli ardimentosi guerrieri Galli erano pericolosi finché le loro spade erano ancora valide a sferrare il primo colpo di taglio: infatti esse, a causa del materiale usato, si piegavano con estrema facilità sia nel senso della lunghezza che in quello della larghezza e se i guerrieri non trovavano il tempo di raddrizzarle con i piedi conficcandole nel terreno, i loro colpi risultavano completamente inefficaci "
e Plutarco:
"... le spade dei Galli si piegavano perché essendo di tempra assai tenera e di un gerro poco battuto facilmente si torcevano e si curvavano ..."
MEDIO EVO
Con la caduta dell'impero romano e le prime invasioni barbariche l'isola vide un graduale spopolamento e una serie di saccheggi e devastazioni. Molti cercarono di insediarvisi e controllare il traffico marittimo di quella parte di mare, tra questi i Bizantini ed i Longobardi di cui si riscontrano tracce nella toponomastica isolana.Questo è anche il periodo dell'arrivo sull'isola di monaci ed eremiti tra i quali forse il più amato e ricordato ancora oggi è san Cerbone, che, fuggito dall'Africa, divenne prima vescovo di Populonia e poi, perseguitato dai Longobardi, si rifugiò sull'isola dove rimase fino alla morte in eremitaggio nei boschi fra Poggio e Marciana.
L'Elba non aveva mai smesso di essere oggetto di tentativi di invasione e attacchi da parte di altri popoli e in questo periodo in particolare subì saccheggi e gravi devastazioni ad opera di pirati e corsari, soprattutto saraceni provenienti dalle non lontane coste della Tunisia che arrivarono ad occupare anche alcune isole dell'arcipelago rendendo insicuro tutto il Tirreno settentrionale.
L'intervento delle Repubbliche Marinare fu allora provvidenziale nella salvaguardia delle coste e di questa parte di mare.
La Repubblica di Pisa incaricata dal Papa di difendere l'isola d'Elba dai Saraceni, dopo averne sconfitto la flotta nel 874 prese gradualmente il possesso dell'arcipelago.
Sono di origine pisana le numerose torri di avvistamento distribuite in vari punti della costa e diverse opere militari di difesa, come la Torre di San Giovanni, la Fortezza del Volterraio e quella di Montemarsale, rifugi per la popolazione in caso di attacco dal mare. Una torre fu costruita nel X secolo sull'isolotto della Palmaiola, poi assalita più volte nei 20 anni seguenti.
Anche la Repubblica di Genova aveva mire sull'isola che cercò spesso di invadere per sostituirsi al dominio di Pisa. Gli elbani di ogni parte dell'isola dovettero difendersi in più di una occasione. Non sempre Pisa ebbe la meglio e numerosi Elbani furono prigionieri di Genova.
Nel 1399 Gerardo Leonardo degli Appiani, famiglia aveva preso il comando della Signoria di Pisa con azioni decisamente non edificanti nel 1392, riscontrate le enormi difficoltà finanziarie della ex repubblica marinara, cedette a Galeazzo Visconti Duca di Milano, per 200.000 fiorini, città e contado di Pisa, tenendo per sé solo la parte meridionale ed insulare della Signoria (che si estendeva quasi fino a Grosseto e comprendeva l'Elba, Pianosa e Montecristo) e creando così la Signoria di Piombino innalzata poco più di un secolo dopo a Principato. In questi anni, sul territorio elbano fu costruita la Fortezza di Giove.
Nel 1544, il pirata Barbarossa mise a ferro e fuoco l'isola, facendo numerosi prigionieri, distruggendo il villaggio di Grassera e Devastando parte di Capoliveri.
Infine nel 1548 l'imperatore Carlo V, insoddisfatto di come gli Appiani difendevano le coste ed i traffici commerciali dai pirati, affidò il principato a Cosimo I° de' Medici.
Cosimo desiderava far diventare l'Elba il punto strategico del dominio fiorentino nel Tirreno, così rafforzò le fortificazioni e fece costruire nella baia di Portoferraio Cosmopoli, una piazzaforte costituita da tre bastioni fra loro collegati (Forte Falcone, Forte Stella e Torre della Linguella) che divenne un vero gioiello di urbanistica militare, rendendo così ancor più sicura tutta la baia ( qualche secolo più tadi l'ammiragli Nelson definì la Portoferraio inespugnabile). Vi costruì anche un arsenale per la riparazione delle navi.
Nel 1553 e nel 1555 Francesco I° di Francia, nemico di Carlo V, alleatosi con il pirata Dragut saccheggiò molti paesi dell'isola, ma le nuove fortificazioni protessero Cosmopoli.
L'ultimo degli Appiani, Jacopo VI°, qualche anno più tardi si rivolse all'imperatore e ottenne di riprendere il controllo del Principato di Piombino, ma non dell'Elba che rimase invece a Cosimo de' Medici. Tuttavia alla morte di Carlo V, gli accordi sull'affidamento dell'isola ai Medici fu modificato dal nuovo re di Spagna Filippo II°che permise a Cosimo di conservare Portoferraio ma che fissò però un prezzo per l'appaldo delle miniere, pur rinnovato per altri 90 anni.
Il nuovo re di Spagna era preoccupato per le mire espansionistiche dei Medici e predispose quindi anche la costruzione di una piazzaforte al Longone (ora Porto Azzurro).
All'inizio del '600, ad ogni modo, Porto Longone fu conquistato dai Francesi che riuscirono a tenerlo per un breve periodo di 4 anni prima che ritornasse di nuovo in mano spagnola.
A fare le spese di tutti queste contese pacifiche o bellicose, in ogni epoca come è ovvio furono sempre gli Elbani che vedevano distrutti borghi, raccolti e fortificazioni e che spesso cadevano prigionieri dei contendenti o dei pirati.
Gli attacchi dei pirati continuarono per molto tempo ancora, causando grandi danni e la distruzione della Fortezza di Giove e delle mura di Capoliveri.
ETA' MODERNA
Nel 1700, decaduta la dinastia de’ Medici, Cosmopoli e il Granducato di Toscana passarono ai Lorena mentre il presidio spagnolo del Longone andò al Regno di Napoli.Anche gli Inglesi si interessarono all'isola ed in particolare alla piazzaforte di Portoferraio che cercarono, senza esito, di acquistare dal Duca Leopoldo di Lorena.
Sotto i Lorena l'isola d'Elba riprese a svilupparsi: fu costruito il faro di Forte Stella e nacquero la marine di Rio e di Marciana, prima inesistenti.
Il territorio vero e proprio dell'isola, però, continuò ad essere impervio per ché nessuno dei numerosi regni interessati ad avere il controllo dell'Elba avevano semplicemente mire di sfruttamento delle risorse minerarie o vedevano l'isola da un punto di vista strategico per il controllo del mare.
Non esistevano strade ma soltanto mulattiere percorribili esclusivamente a piedi o a dorso d'asino. Si racconta che anche leopoldo di Lorena, quando visitava l'Elba, era costretto a montare in sella a un asino.
Dopo la rivoluzione francese, quando Napoleone era impegnato nella campagna d'Italia e marciava verso Roma, gli Inglesi sbarcarono a Portoferraio una guarnigione ed occuparono l'isola con lo scopo dichiarato di proteggerla dai Francesi. Subito diedero mano alla ricostruzione di molte delle fortificazioni distrutte e installarono batterie di cannoni.
Presto però, in seguito alle proteste del Granduca Ferdinando di Lorena, proprietario legittimo dell'isola, furono costretti ad andarsene.
Nel 1799 L'Elba fu ufficialmente annessa alla Francia. L'occupazione francese però non fu mai tranquilla sia per la presenza continua della flotta inglese nel mare circostante sia per la resistenza dei Napoletani nella piazzaforte di Longone.
Inoltre, le milizie francesi compirono a più riprese rappresaglie contro la popolazione che era a loro ostile e saccheggiarono Capoliveri e furono anche costretti, in un primo tempo, a restituire Portoferraio ai Lorena.
Soltanto nel 1802 l'Elba passò interamente sotto la Francia, dopo un lungo assedio a Portoferraio, che resistette strenuamente per un anno intero.
Tuttavia non furono poche le innovazioni e le migliorie apportate nell'isola durante la dominazione Francese:
Sotto il suo governo nuovo impulso fu dato alle opere pubbliche, ma i problemi economici rimasero.
I suoi nemici avevano deciso di esiliarlo sul'isola, benché gli Inglesi avessero proposto una destinazione ben più lontana, pur riconoscendogli la sovranità il rango di principe dell'isola e la conservazione del titolo di imperatore.
Il soggiorno di Napoleone al'isola d'Elba fu breve e durò meno di un anno, dal 4 maggio 1814 al 15 febbraio 1815, quando partì alla volta della Francia e del suo triste destino.
Benché non avesse certo rinunciato all'idea di riprendere le redini del governo francese, questa dipartita così rapida fu probabilmente causata dall'aver ricevuto notizia certa che i suoi nemici fossero sul punto di trasferirlo in un luogo molto lontano dall'Europa, come in effetti avvenne.
Le vicende dello sbarco, raccontate enfaticamente nella rappresentazione dei fatti in occasione del bicentenario, furono certamente diverse e confuse. Non c'è dubbio che gli Inglesi, che lo accompagnarono sull'isola fecero accuratamente in modo che non ci fosse una coreografia precisa ma anzi, numerose mancanze nei tempi e nella organizzazione.
Sicuramente (sto ancora raccogliendo informazioni) nulla fu predisposto con gli onori che forse Napoleone avrebbe voluto o si aspettava, e per alcuni aspetti l'accoglienza fu una pantomima anche "grazie" ai modi impacciati dei maggiorenti della città (vedi l'episodio delle chiavi della città consegnate nelle mani dell'imperatore, un paio di vecchie chiavi alla bene meglio verniciate d'argento, chiavi che napoleone naturalmente rifiutò).
Anche i suoi alloggi furono all'inizio improvvisati. Si sa che passò qualche tempo nel romitorio della Madonna del Monte e in qualche casa dei maggiorenti di Portoferraio prima di acquistare, con il proprio denaro privato, la palazzina divenuta, poi la Villa dei Mulini e poco più tardi anche la residenza di San Martino.
E' invece certo che con grande solerzia egli si mise all'opera perché fossero intrapprese numerose opere pubbliche, soprattutto riguardanti la costruzione o l'allargamento delle strade ed anche rapidi lavori di ristrutturazione alla propria abitazione.
Quando ho visitato la villa dei Mulini, mi fu raccontato che Napoleone vi teneva anche delle scuderie dove era sempre pronto un tiro a 4 per portare in giro per l'Elba la carrozza imperiale. Mi permetto di dubitare assai di questa informazione perché lo stato delle strade elbane non avrebbe permesso il passaggio di un mezzo così ingombrante e la sua casa non sembra proprio aver avuto un vero e proprio spazio per ricoverarla, anche se una grande area della villa non è ancora visibile ai visitatori.
Penso comunque che Napoleone abbia messo al lavoro solerte molti Elbani , controllando personalemnte le spese, come era solito fare in generale e come aveva fatto quando aveva messo mano alla riorganizzazione della Francia: Napoleone era molto cauto sull'uso del denaro e lo era ancora di più visti i suoi progetti di riprendere un posto nello scacchiere internazionale: non dobbiamo dimenticare che si era alla vigilia del Congresso di Vienna e i principi europei avevano intenzioni litigiose pur di accaparrarsi il dominio di alcunee aree, e questo con completa non curanza del desiderio degli abitanti.
Le autorità dell'isola presero a fargli visita con una certa regolarità, tanto che Napoleone acquistò la villa di San Martino per poter stare un po' in pace senza trovarsi tra i piedi troppe persone. Anche se oggi San Martino non sembra così lontana da Portoferraio, nel 1815 era senz'altro campagna.
Diverse donne vennero all'Elba per fargli visita. Tra questa sua madre e la sorella Paolina che gli era molto vicina. Le due donne alloggiavano in appartamenti privati, poco sotto la villa dei Mulini dove alloggiavano anche gli ufficiali che lo avevano seguito nell'esilio.
La polacca Maria Valewska venne a visitarlo accompagnata della sorella e dal fratello e portò con sé anche il piccolo Alessandro avuto dalla relazione con l'imperatore. Trattandosidi un'amante, la Valewsca soggiornò alla Madonna del Monte, lontana dagli sguardi della popolazione.
Soltanto Maria Luisa d'Austria non lo visitò mai, anche se arrivò nei pressi dell'isola con il figlio a bordo di un veliero, ma poi decise di non sbarcare. Tuttavia sappiamo di alcune lettere intercorse tra i due, soprattutto su temi economici.
Prima di partire per i suoi 100 giorni in Francia che lo portarono poi all'esilio sull'isola di Sant elena, Napoleone lasciò tutti i suoi possedimenti locali agli Elbani.
Inutile dire che questo lascito non fu mai rispettato da chi si riprese il controllo dell'isola.
- L'isola fu divisa in 6 municipalità coordinate da un commissario generale e un consiglio amministrativo.
- In ogni municipalità si istituirono scuole primarie gratuite dove era obbligatorio lo studio della lingua francese.
- In ogni municipalità si istituì una parrocchia, guidata da un curato che dipendeva dalla diocesi di Ajaccio.
- L'isola fu esentata dai diritti doganali.
- Si avviò la creazione di una flotta mercantile.
- Si cominciò a modernizzare l'agricoltura e l'attività di estrazione mineraria.
- Furono costruite opere pubbliche e soprattutto strade.
- Si incentivò a produzione viticola e vinicola, pesca e la produzione di sale marino.
- Si migliorarono le difese con la costruzione di fortini per l'avvistamento navale.
Sotto il suo governo nuovo impulso fu dato alle opere pubbliche, ma i problemi economici rimasero.
NAPOLEONE ALL'ISOLA D'ELBA
Dopo l'abdicazione nell'aprile del 1814 Napoleone Bonaparte, arrivò a Portoferraio proveniente da Marsiglia a bordo della fregata inglese HMS Undaunted e vi sbarcò il 4 maggio 1814.I suoi nemici avevano deciso di esiliarlo sul'isola, benché gli Inglesi avessero proposto una destinazione ben più lontana, pur riconoscendogli la sovranità il rango di principe dell'isola e la conservazione del titolo di imperatore.
Il soggiorno di Napoleone al'isola d'Elba fu breve e durò meno di un anno, dal 4 maggio 1814 al 15 febbraio 1815, quando partì alla volta della Francia e del suo triste destino.
Benché non avesse certo rinunciato all'idea di riprendere le redini del governo francese, questa dipartita così rapida fu probabilmente causata dall'aver ricevuto notizia certa che i suoi nemici fossero sul punto di trasferirlo in un luogo molto lontano dall'Europa, come in effetti avvenne.
Le vicende dello sbarco, raccontate enfaticamente nella rappresentazione dei fatti in occasione del bicentenario, furono certamente diverse e confuse. Non c'è dubbio che gli Inglesi, che lo accompagnarono sull'isola fecero accuratamente in modo che non ci fosse una coreografia precisa ma anzi, numerose mancanze nei tempi e nella organizzazione.
Sicuramente (sto ancora raccogliendo informazioni) nulla fu predisposto con gli onori che forse Napoleone avrebbe voluto o si aspettava, e per alcuni aspetti l'accoglienza fu una pantomima anche "grazie" ai modi impacciati dei maggiorenti della città (vedi l'episodio delle chiavi della città consegnate nelle mani dell'imperatore, un paio di vecchie chiavi alla bene meglio verniciate d'argento, chiavi che napoleone naturalmente rifiutò).
Anche i suoi alloggi furono all'inizio improvvisati. Si sa che passò qualche tempo nel romitorio della Madonna del Monte e in qualche casa dei maggiorenti di Portoferraio prima di acquistare, con il proprio denaro privato, la palazzina divenuta, poi la Villa dei Mulini e poco più tardi anche la residenza di San Martino.
E' invece certo che con grande solerzia egli si mise all'opera perché fossero intrapprese numerose opere pubbliche, soprattutto riguardanti la costruzione o l'allargamento delle strade ed anche rapidi lavori di ristrutturazione alla propria abitazione.
Quando ho visitato la villa dei Mulini, mi fu raccontato che Napoleone vi teneva anche delle scuderie dove era sempre pronto un tiro a 4 per portare in giro per l'Elba la carrozza imperiale. Mi permetto di dubitare assai di questa informazione perché lo stato delle strade elbane non avrebbe permesso il passaggio di un mezzo così ingombrante e la sua casa non sembra proprio aver avuto un vero e proprio spazio per ricoverarla, anche se una grande area della villa non è ancora visibile ai visitatori.
Penso comunque che Napoleone abbia messo al lavoro solerte molti Elbani , controllando personalemnte le spese, come era solito fare in generale e come aveva fatto quando aveva messo mano alla riorganizzazione della Francia: Napoleone era molto cauto sull'uso del denaro e lo era ancora di più visti i suoi progetti di riprendere un posto nello scacchiere internazionale: non dobbiamo dimenticare che si era alla vigilia del Congresso di Vienna e i principi europei avevano intenzioni litigiose pur di accaparrarsi il dominio di alcunee aree, e questo con completa non curanza del desiderio degli abitanti.
Le autorità dell'isola presero a fargli visita con una certa regolarità, tanto che Napoleone acquistò la villa di San Martino per poter stare un po' in pace senza trovarsi tra i piedi troppe persone. Anche se oggi San Martino non sembra così lontana da Portoferraio, nel 1815 era senz'altro campagna.
Diverse donne vennero all'Elba per fargli visita. Tra questa sua madre e la sorella Paolina che gli era molto vicina. Le due donne alloggiavano in appartamenti privati, poco sotto la villa dei Mulini dove alloggiavano anche gli ufficiali che lo avevano seguito nell'esilio.
La polacca Maria Valewska venne a visitarlo accompagnata della sorella e dal fratello e portò con sé anche il piccolo Alessandro avuto dalla relazione con l'imperatore. Trattandosidi un'amante, la Valewsca soggiornò alla Madonna del Monte, lontana dagli sguardi della popolazione.
Soltanto Maria Luisa d'Austria non lo visitò mai, anche se arrivò nei pressi dell'isola con il figlio a bordo di un veliero, ma poi decise di non sbarcare. Tuttavia sappiamo di alcune lettere intercorse tra i due, soprattutto su temi economici.
Prima di partire per i suoi 100 giorni in Francia che lo portarono poi all'esilio sull'isola di Sant elena, Napoleone lasciò tutti i suoi possedimenti locali agli Elbani.
Inutile dire che questo lascito non fu mai rispettato da chi si riprese il controllo dell'isola.
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